Dunque uno dei dubbi riguardanti le criptovalute, ovvero come comportarsi con il fisco, è definitivamente chiarito. Ne parla anche Repubblica e conferma quanto avevo sentito da molti trader connazionali.
Sostanzialmente se avete per 7 giorni consecutivi la cifra di 51.645,69 euro su un wallet, dovete pagare il 26% di tasse che vanno dichiarate nel quadro RW del 730.
A parte il fatto "averci quella cifra", la questione è interessante perché in realtà non è una norma che riguarda propriamente le cripto valute, ma è una interpretazione di quella già in vigore per chi effettuava trading a suo tempo. Molto tempo. Infatti la cifra così "arzigogolata" è una conversione dalla lira, e il wallet è di fatto il conto del broker di riferimento.
Come molti che si sono messi a "giocare" con le cripto, questa cosa non mi era nota, e francamente apre alcuni pensieri in merito.
Il sistema fiscale è quanto meno curioso nella sua metrica, specie se lo raffrontiamo con molti altri settori dove ti guardano anche le virgole, e se sbagli i giorni o un codice sono multe e dolori. Con il trading no, aggiungiamo che le cripto valute inseriscono altre variabili non da poco, salta fuori che mettersi a fare il trader non di professione, ammesso che gli studi di analisi tecnica, money management e tutto il resto portino un reale guadagno, sia piuttosto conveniente.
Poniamo un esempio pratico molto semplice e fortunello. Siamo a fine gennaio 2017, abbiamo comprato un bitcoin a mille euro tondi tondi. Siamo dei draghi e a dicembre vendiamo a 20.000 euro. La bellezza di 19 mila euro messi in saccoccia! E pure esentasse visto che siamo sotto la fatidica cifra dei 51 mila e rotti.
Nel caso i bitcoin fossero stati 3, avremo superato quella soglia, ma girandoli dal wallet ad una card di conversione, o rimettendoli nel conto bancario in meno di 7 giorni (per giunta lavorativi), niente, neanche in quel caso non si pagherebbe nulla poiché il tempo di giacenza è inferiore alla settimana/dieci giorni. Chiaramente se il bitcoin avesse continuato la sua corsa sopra i 20K per diciamo 20 giorni, i problemi sarebbero saltati fuori. Infatti la giacenza vale anche se il bitcoin non è convertito.
Però, c'è un però. Nell'esempio che porto è evidente che questo non sia trading, ma holding, cioè investo su bitcoin, non compro e non vendo se non nell'atto di smobilizzo. Cioè quando il mio prezzo di target prefissato è stato raggiunto. Ve l'avranno detto anche i sassi che in questa situazione i bitcoin vanno tenuti in wallet privato e non altrove, come ad esempio l'exchange. A quel punto mi chiedo, come fanno a beccarvi? ritengo sia quanto meno improbabile, ad esempio senza essere propriamente illegali, basterebbe avere un bitcoin per wallet, visto che i wallet possono essere più di uno.
E' chiaro che il sistema fiscale si chiude gli occhi dinnanzi ai trader, e gli esempi di cui sopra con vari giri sono sicuramente replicabili anche ai mercati "tradizionali". Chiaramente siamo davanti ad un mercato non di alto, ma di altissimo rischio. Certo che poi vai in posta e vedi il cartello investi in buoni fruttiferi postali, avrai lo 0,05% annuo LORDO. Mecojoni...