Eccomi di nuovo con la mia rubrica delle PiccoleCoseCheVorrei si realizzassero. Propongo delle soluzioni quando ce ne sono, basterebbe così poco per vivere meglio. Invece no, riusciamo a peggiorare sempre le cose, invece di semplificarle.
Siamo dei masochisti credo, cerchiamo sempre di complicare, infastidire il prossimo e a pensare solo a noi stessi.
Io noto sempre qualcosa di nuovo, qualche aspetto che mi fa dire: "Ma siamo veramente nel 2018 o negli anni Venti?"
ARIA CONDIZIONATA.
Con l’arrivo della primavera e dell’estate (anche se adesso sembra che sia pieno autunno ma questa è un’altra storia) inizia il mio tormento: quello dell’aria condizionata.
Ora, io ho sicuramente un problema perché ho il freddo addosso e ho un altro concetto di caldo rispetto alla maggior parte della popolazione mondiale ma diciamolo: l’aria condizionata in estate è come avere mille lame conficcate nella carne. In particolar modo negli autobus e nelle attività commerciali c’è una differenza termica con l’esterno paurosa: si passa da + 35 a – 18 nel giro di poco. E io soffro.
In estate, quando prendo l’autobus, porto con me diciotto maglie, trentatré sciarpe e qualche guanto e, nonostante mi trasformi da ragazza normale a omino Michelin nel giro di qualche minuto, continuo a sentire un freddo boia. Raffiche di vento gelate che neanche in Siberia e io sono lì che batto i denti e tremo in un modo che neanche in pieno inverno e mi chiedo perché debbano mettere la temperatura così bassa. Ho provato anche a chiedere la gentilezza di alzarla ma gli autisti fingono di alzarla per un momento e dopo qualche minuto la riabbassano, mi chiedo che facciano a parte guidare per sentire tutto quel caldo che neanche un istruttore di Zumba alla quarta lezione.
Anche nei negozi, stessa tragedia che si consuma silenziosamente. E le vedo le freddolose come me che imprecano in silenzio e si reggono la cervicale.
Please, alzate quella dannata aria.
MAMMINA.
Io capisco che la mamma è sempre la mamma, che tra mamma e figlio si crei un rapporto speciale ma ricordiamoci che il tempo passa e che c’è un limite a tutto. Io quando sento un uomo dai 30 anni in su chiamare la propria madre “Mammina” dentro di me un ovulo muore e qualsiasi impulso pratica l’harakiri.
No, uomini miei. Chiamatela mamma, madre, mà, come vi pare tranne mammina, perché veramente non si può sentire. Sembrate ancora dei bambinoni e vi giuro si perde la dignità così.
Chiederei l’abolizione della parola o un utilizzo tollerato fino all’adolescenza, oltre andrebbe multato, come se si parcheggiasse in doppia fila.
DISPOSITIVI ANTITACCHEGGIO.
Io mi chiedo sempre perché, ma la mia domanda rimane senza una risposta. Avete presente quando siete in negozio e volete provare quella maglia che vi piace tanto? Bene e poi siete dentro il camerino e lì inizia una lotta feroce tra te e quel maledetto antitaccheggio. Grande e ingombrante finisce sempre per intrappolarsi nei capelli (se li avete lunghi) e vi ritroverete con la maglia messa in modo strano e i capelli che rischiano di strozzarvi e in quella posizione voi dovreste capire se vi sta bene o no quella maglia. Ma come?? Ma non si può fare più piccolo?
Tanto l’allarme suona sempre quando non deve quindi smettetela di metterli così grandi che ho seri dubbi sulla loro funzionalità.
GUANTI DI PLASTICA.
Tanto per rimanere sul tema dimensioni c’è un altro oggetto che mi affligge: i guanti di plastica, in particolare quelli dei distributori di benzina e dei supermercati.
Sono guanti che andrebbero bene ad una tribù di giganti non a dei semplici esseri umani. Due dita entrano tranquillamente in un dito del guanto e addirittura se mi impegno anche tre.
La mia mano fluttua in mezzo a quel guanto etereo, i movimenti sono impacciati soprattutto al supermercato che quando vado a mettere l’etichetta nella busta di plastica il guanto si attacca all’etichetta nel 90% dei casi e io sono lì che mi chiedo perché li facciano tanto grandi, davvero non ce n’è bisogno.
Diamoci una regolata!
GAMBALETTI.
Oh io non ce la faccio neanche a guardarli in negozio appesi, figuriamoci vederli indossati. I gambaletti sono un’oscenità che vanno bene solo alle signore di una certa età che capisco cerchino la comodità a tutti i costi e io glielo concedo, solo a loro però.
Donne, per carità non indossate i gambaletti, specialmente quelli color carne. Abbiamo i collant di tutte le tipologie, di tutti i colori e materiali sicuramente troverete quello per voi.
Capisco che le calze a rete nel quotidiano non siano comode e diciamolo la vita è fatta soprattutto di giorni comuni e capisco veramente l’esigenza di essere pratici ma i gambaletti non li giustifico.
Quando vedo una ragazza che sembra porti una calza color carne e poi al ginocchio riconosco lo spacco del maledetto gambaletto io sento un sussulto dentro di me. Ve ne prego, avrete anni per portarli, scegliete tra i mille tipi di collant e dimenticatevi i gambaletti soprattutto color carne-morto.
Alla prossima con nuove richieste, piccoli problemi quotidiani e soluzioni (forse).
D.
